Un ambiente da proteggere e valorizzare

Le isole di Ventotene e S.Stefano sono dal ‘97 Area Marina Protetta, e dal ‘99 Riserva Naturale Statale. Attorno alle due isole i fondali diventano subito profondi, raggiungendo i 900 metri a pochi chilometri dalla costa. La qualità dell’acqua è eccellente tanto da meritare anche quest’anno la vetta della classifica laziale della Guida Blu 2010 di Legambiente, edita dal Touring Club Italiano.

Il loro variegato paesaggio costiero, fatto di calette, promontori, scogli, isolotti e faraglioni, permette la convivenza di una grande quantità di organismi acquatici.

Nelle zone in ombra le rocce sono piene di uno dei pochi rappresentanti mediterranei dei coralli, l’astroide, di color arancio vivo. Tra le franate di massi e gli scogli, ricchi di tane e anfratti, è facile trovare polpi, murene, bavose, donzelle pavonie, saraghi ed occhiate, anche di grandi dimensioni. A profondità superiori a 20-25 m, sul fondo roccioso è presente una popolazione amante della penombra. Vi si trova in abbondanza l’alga monetina di mare, la gorgonia gialla ed il Sertella septentrionalis (un animaletto invertebrato acquatico), che forma grosse colonie simili a deliziosi merletti da cui deriva il nome comune di rosa di mare. Grandi pavimentazioni di gorgonia rossa e di margherita di mare si accompagnano a numerose spugne, spirografi e briozoi tra cui le rose di mare e il falso corallo.

Tra Ventotene e Santo Stefano , la sua trasparenza favorisce la presenza di una estesa prateria di Posidonia, che è habitat di numerose specie di pesci, molluschi, crostacei, garantendo loro riparo, cibo, opportunità di riproduzione e di sviluppo per i “cuccioli”. La Posidonia non è un’alga, ma una pianta simile a quelle presenti sulla terraferma, solo che si è adattata a vivere sott’acqua, su fondali dove arriva la luce necessaria alla fotosintesi: produce ossigeno, produce frutti (talvolta arrivano sulle spiagge e sono simili alle olive) e, quando le sue concentrazioni sono estese ed in buone condizioni, svolge un ruolo importantissimo nella difesa delle coste sabbiose dall’erosione perché spegne la forza del moto ondoso. Ed è per questo che la pesca a strascico è ovunque vietata su fondali al di sopra dei 50 metri (la profondità cui arrivano le radiazioni luminose utili per la fotosintesi) e che non è consentito l’ancoraggio sul fondo ma solo sulle boe, per evitare che le ancore strappino le piante e le loro radici.

Al largo, le acque sono i luoghi ideali per la prosperità di pesci pelagici, quali le ricciole, i tonni, le corvine, ma anche di tartarughe marine, delfini ed altri cetacei, persino balene e capodogli.

Maggiori informazioni su www.riservaventotene.it

Foto: Alberto Guglielmi