Riparare l’Europa e il Mediterraneo partendo da Santo Stefano

Il carcere di Santo Stefano, di fronte all’isola di Ventotene, è insieme un monumento storico di epoca borbonica e un simbolo importante, tanto per gli eventi che vi sono legati quanto per il decadimento doloroso cui lo condanna l’indifferenza, la paura e la miopia di questi giorni.

Come lo specchio imprigionava misticamente l’immagine senescente di Dorian Gray, mantenendone giovane la figura reale, il triste degrado di Santo Stefano rappresenta, indebolendosi nelle mura e nelle forme, l’infiacchirsi degli ideali europeisti di pace e libertà che ancora si fingono vitali nelle sale grigio moquette delle asettiche corti Brusselesi.

Parole su parole, mozioni e appelli, persino summit e visite in alta uniforme per nulla hanno cambiato la sorte di un monumento condannato al braccio della morte della memoria. E non per mancanza di risorse

Il Cipe ha stanziato, col Governo Renzi, 70 milioni di euro per la ristrutturazione, bloccati attorno al solito tavolo tecnico che stenta a essere riconvocato. I soldi basterebbero per la messa in sicurezza e la ristrutturazione dell’edificio ma per ora non si è andati oltre la costruzione di una piccola piazzola per elicotteri e c’è il pericolo che nel 2020 il finanziamento venga revocato.

Huffington Post
2 Gennaio 2020