Vincenzone

Vincenzo Sportiello, “Viciè”, nasce a Ventotene il 9 dicembre del 1946, quando partorire su uno scoglio in mezzo al mare era sì un fatto “naturale” ma non era, del tutto e sempre, un fatto dall’esito scontato.
Era inverno, il pensiero andava alle lenticchie da seminare, non esisteva un pronto soccorso attrezzato e l’unica ostetrica sull’isola poteva anche fare degli errori: non era la malasanità dolosa di oggi, ma il normale scorrere dell’esistenza in luogo tanto particolare. Come una grandinata fuori stagione.

Sapendo che di chilometri ne avrebbe fatti, Vincenzo decise che era il caso di iniziare a camminare tardi, per poi incontrare per strada un maestro di scuola non alla sua altezza, che probabilmente non aveva capito le potenzialità del bambino che un giorno sarebbe diventato un punto di riferimento dello scorrere lento della vita dell’isola.

Vincenzo, oggi Vincenzone, sostenuto dalla sua famiglia, non si dà per vinto e persegue e sviluppa un forte senso di indipendenza, e i segni di questo afflato indipendentista sono visibili da subito. Un giorno alla fine degli anni ’60 il diciottene Vincenzo a Napoli con i suoi genitori per sbrigare faccende, mentre gira per il mercato di Fuorigrotta, approfittando di un attimo di distrazione dei suoi familiari si allontana per scoprire in autonomia la capitale del sud, che a quel tempo era per gli isolani quello che è oggi Formia: il porto di sbarco in terraferma dove risolvere tutto ciò che non si può fare a Ventotene. Ma Vincenzo per fortuna lo conoscono tutti e una guardia di pubblica sicurezza, che aveva fatto servizio a Ventotene, lo riconosce per le strade di Napoli e lo ricongiunge alla famiglia.

Da allora, lento ma inesorabile come il suo passo, comincia a farsi amare da tutti per la sua innata generosità. Pronto a fare commissioni e cortesie a tutti gli isolani, Vincenzo è sempre in giro per l’isola. Libero, educato e gentile riempie la sua vita di episodi e aneddoti memorabili. Uno in particolare riguarda tutta la comunità.

Verso la metà degli anni ’70 Vincenzo, da solo, va a raccogliere gli asparagi, cade in un pozzo secco di raccolta dell’acqua al Montagnozzo e per 48 ore scompare dagli occhi del mondo. L’episodio della scomparsa di Vincenzo è ancora oggi raccontato con emozione per il grande senso di solidarietà che scatenò: una madre che piange il figlio stretta dall’affetto dei compaesani, una comunità che interrompe il proprio lavoro per unirsi nella ricerca, con la paura per quel mare che circonda l’isola, la notte a gridare il suo nome tra le campagne, fino agli spari all’alba che Aurelio fece risuonare per tutta l’isola per annunciare che si può far festa. Vincenzo s’era addormuto in fondo al pozzo, ma a parte i problemi alla schiena (in seguito alla caduta porterà per mesi un busto) sta bene e stringe ancora nelle mani gli asparagi da regalare a questo e quest altro.

Anche dopo questo episodio la sua autonomia se la tiene stretta e impara sotto la guida paziente del padre a nuotare, attività che a molti isolani dell’epoca era del tutto sconosciuta. Dimentica il maestro e i consigli di andare in un istituto.

L’isola, la famiglia, gli amici che gli vogliono bene diventano parte del segreto della vita felice di Vincenzo. Ma c’è un ingrediente fondamentale che si aggiunge col tempo: la musica. Dentro di lui brucia la passione di un batterista rock e il maestro Pio Federici, agli inizi degli anni ’80, glielo legge negli occhi e lo coinvolge nella neonata Banda di Ventotene, assegnandogli il delicato ruolo di “piattista”, che ancora oggi ricopre con grande professionalità. Il maestro Pio con questo gesto gli regala non solo l’occasione di ribadire la sua appartenenza alla comunità, ma lo lancia nel mondo degli eventi straordinari che scandiscono la vita dell’isola: da lì a poco non è processione se Vincenzo non porta la croce, non è concerto se Vincenzo non sistema le sedie, non è Santa Candida se Vincenzo non accoglie con l’uniforme della banda i cugini ponzesi e se alla fine non sentenzia che “a festa è asciuta bbona”.

Vincenzo è Vincenzo, il diversamente abile in purezza, disponibile e affidabile, colui che sa tutto perché non gli sfugge nulla: se solo bisbigliate al vento la vostra data di partenza dall’isola, troverete Vincenzo al porto a salutarvi, se solo stringete amicizia con qualcuno sull’isola lui vi terrà aggiornati su arrivi e le partenze dei vostri amici. Lo troverete alle cene più importanti, felice e sorridente e mai senza un fiore o un ortaggio della sua campagna.

Ventotene gli ha dato i natali e gli ha offerto un habitat ideale e protetto per sviluppare i suoi “poteri” e Vincenzone  ricambia con un amore infinito per l’isola e per tutti quelli che la amano.