Mondiali del 2006 a Ventotene

Estate 2006. Finale dei mondiali di calcio nel posto più improbabile per un evento del genere.

Napoli sembra lontanissima, lì stasera ci saranno caroselli di auto, fuochi d’artificio, si berrà birra gelata e si mangeranno taralli con la sugna e le mandorle. I bambini succhieranno i ghiaccioli e potranno stare svegli fino a tardi. Si farà festa in ogni caso, per festeggiare la vittoria o per consolarsi della sconfitta: Napoli la conosco, farà così. Ma qui a Ventotene non ci sono mai stata in un’occasione come questa e poi io non seguo più di tanto il calcio e neanche Gianni è mai stato troppo coinvolto da questo sport.

Stasera però ci sono tutte le condizioni perché ci lasciamo prendere dal tifo. Siamo qui in vacanza con Valerio,che ha 16 anni ed il suo amico Marco. Quante volte li ho accompagnati al corso di calcetto quand’erano piccoli, quante ginocchia ho medicato quando nel campetto dietro casa si affrontavano le squadre dei due parchi confinanti con la stessa grinta di una finale Brasile-Germania. E quante cose ho capito vedendoli giocare: se sei la madre di un figlio maschio in queste occasioni hai l’opportunità di scoprire un mondo che altrimenti ti è sconosciuto. Sul campo di calcetto si creano amicizie e si scoprono distanze, si mette in gioco la propria fragilità e si prova ad essere forti, si trova la fiducia in sé stessi se segni un gol anche se sei il più piccolo, o se fai una grande parata anche se sei il meno agile. E qualche volta se hai difficoltà a fare amicizia con gli altri, quel bel tiro da mediano può farti diventare amico di quello che grazie al tuo passaggio segna il gol della vittoria: sì, proprio quello che non ti aveva mai neanche guardato, ma ora ti abbraccia felice e forse questo è solo l’inizio di una bella amicizia.

Sì, è proprio una bella opportunità assistere alle partite dei propri figli: spesso agli uomini adulti non piace raccontare di quei periodi dell’infanzia e dell’adolescenza, così complessi e a volte tormentati. Arrivo a pensare che a volte li superino così, giocando a calcetto e poi, forse, se ne dimenticano. Noi donne no. Ci struggiamo nell’adolescenza e non smettiamo mai di tormentarci: forse dovremmo giocare a calcetto!

Ma intanto stasera a Ventotene sta per iniziare una serata magica: in Piazza Castello un grande schermo. Praticamente tutti i turisti e gli abitati dell’isola sono nella piazza. Si beve birra gelata e i taralli del forno. I bambini succhiano i ghiaccioli e alcuni turisti sono fasciati dalla bandiera dell’Italia. Si intonano cori a squarciagola e si salta tutti insieme. A qualcuno scappa un “chi non salta Berlusconi è”, ma quella è un’altra storia, si sarà confuso per l’abitudine. E intanto l’Italia dà vita a una di quelle sue performance inattese, anche se tutti aspettavano solo quello, e al di là dei pronostici dei soliti esperti, dopo un pareggio ai tempi supplementari di 1 a 1, vince ai rigori contro la Francia. La capocciata di Zidane al nostro Materazzi fa discutere la piazza e in un certo senso aumenta l’euforia della vittoria. E i caroselli? Ecco spuntare un Ape dal vicoletto dove c’è la tabaccheria, allestito con bandiere e trombette. I bambini montano su e, con la velocità che il mezzo consente e che l’isola suggerisce, il tre ruote inizia a girare per la piazza e poi giù per la rampe fino in fondo al porto; e poi di nuovo su, con i bambini che gridano e il vento che agita le bandiere.

Grazie Ventotene… un’altra bella esperienza da ricordare.